ANCHE SE TUTTI, NOI NO!
di ROBERTO DAL PAN
Lo sport del “salto sul carro del vincitore” è diffuso in Italia da svariati decenni, pare sia stato introdotto nella prima metà del secolo scorso da tale Badoglio dopo alcuni incontri con emissari anglosassoni. Nel corso degli anni la bravura di taluni “atleti” è cresciuta tanto da far balenare la possibilità che in una prossima edizione dei giochi olimpici il nostro governo ne chieda l’inserimento come disciplina olimpica, sia in singolo che a squadre.
La passione per questo “sport” ha permeato vari strati della società civile ma ha raggiunto vere punte di eccellenza nel mondo della politica, dove oggi trovano collocazione i maggiori esponenti della disciplina di cui si tratta. Bisogna dire che questa passione ha una connotazione veramente trasversale agli schieramenti ed interessa ora questi ora quelli, in funzione delle alterne fortune elettorali, proprio come richiedono le regole del gioco.
La diffusione di questo “sport”, a volte chiamato anche più bucolicamente “salto della quaglia”, prese piede stabilmente in Italia a partire dalla cosiddetta “seconda Repubblica” ed il primo campionato venne organizzato a Fiuggi nel 1995. Da allora, molte altre volte abbiano dovuto assistere alle evoluzioni di questi “atleti” con prestazioni al limite delle umane possibilità.
Recentissimamente, nel solco della tradizione dei vincitori del campionato di Fiuggi del 1995, uno dei campi di gioco più quotati è quello che si trova a Roma, nel Rione di Sant’Eustachio in via della Scrofa che in passato aveva visto ben più prestigiose e valorose presenze. Qui si stanno allenando gli ultimi adepti della disciplina, dando sfoggio delle loro abilità salterine da bravi ortotteri e facendo così felici i tenutari di quel campo di gioco.
Spiace però ricordare, restando nel mondo animale, che questa forma di parassitismo ricorda il comportamento del cuculo (mi raccomando l’accento) che usa deporre le proprie uova nel nido di altri ignari volatili, alla schiusa dell’uovo il piccolo intruso si occuperà di gettare fuori dal nido le altre uova non ancora aperte, con le ovvie conseguenze.
Da parte nostra, non siamo minimamente interessati alla pratica di questo sport: abbiamo scelto molto tempo di fare come i salmoni, che risalgono la corrente impetuosa dei torrenti di montagna per deporre le proprie uova a rischio, molte volte, della propria stessa vita.
Abbiamo scelto di non essere quaglie ma aquile e, come si sa, “aquila non captat muscas”.
Foto di Hier und jetzt endet leider meine Reise auf Pixabay aber da Pixabay