A CHI “CONVIENE ” CHE CI SIA IL COVID?
di Daniele Proietti
E’ un dato di fatto che all’intera macchina del sistema dell’usura che governa il mondo quanto sta avvenendo giova, e parecchio, per diversi motivi: in primo luogo bisogna parlare del vasto consumo, e quindi della vastissima produzione, che sta coinvolgendo il settore farmaceutico – sanitario; chi produce queste cose? Società nei cui consigli di amministrazione siedono qualche decina di imprenditori e banchieri, e sui cui titoli in borsa investono un numero assai più alto di costoro; ancora, chi trae vantaggio dal clima di terrorismo psicologico che i media ( i cui proprietari sono amici, quando non la medesime persone, dei produttori di cui si diceva prima), si stanno occupando di far divampare nell’intera popolazione? Questa volta i “benefici” si allargano a diversi settori di produzione, si giungerà infatti presumibilmente al punto in cui le persone avranno talmente tanta paura di contagiarsi che non usciranno di casa, e quindi ordineranno la spesa a domicilio, e tutto ciò che serve per vivere verrà quindi prelevato da questi immensi magazzini virtuali gestiti indovinate da chi? Dagli stessi di cui sopra.
La funzione “sistemica” che possono avere accadimenti come questo l’ha spiegata più di dieci anni fa Jaques Attali , stretto collaboratore dell’ ex presidente della Francia Francois Mitterrand, quando ha affermato quanto segue: “La storia ci insegna che l’umanità evolve significativamente soltanto quando ha realmente paura: allora essa inizialmente sviluppa meccanismi di difesa a volte intollerabili, a volte inutili e a volte efficaci . Poi, una volta passata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale ed iscriverli in una politica di salute democratica.
Una pandemia potrebbe far scatenare una di queste paure strutturanti, poiché essa farà emergere, meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, quanto meno interessato.
E, anche se, come bisogna ovviamente sperare, una eventuale crisi non fosse molto grave, non bisogna dimenticare, come per la crisi economica, di impararne la lezione, affinché prima della prossima crisi – inevitabile – si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, come anche processi logistici di un’equa distribuzione di medicine e di vaccini. Si dovrà per questo, organizzare: una polizia mondiale, un sistema mondiale di stoccaggio (delle risorse) e quindi una fiscalità mondiale. Si arriverebbe allora, molto più rapidamente di quanto avrebbe permesso la sola ragione economica, a mettere le basi di un vero governo mondiale.”
Insomma, una malattia globale con tutta probabilità serve alla velocizzazione del progetto di costruzione dell’uomo avatar, un consumatore che ordina i prodotti tramite le applicazioni dei cellulari messe a disposizioni dalle grandi multinazionali, che intesse rapporti solo virtuali, che perde tutta la sua creatività per diventare del tutto passivo a ciò che gli accade attorno, omologato del tutto alla realtà (per giunta finta) che lo circonda e pronto a rinunciare a qualsivoglia diritto, alla stregua di quanto accade dopo un attentato terroristico, questa volta non in nome della difesa e della sicurezza, bensì della tutela della salute.
La crisi del sistema in questa fase è una crisi di tipo strutturale, ossia di produzione. Si producono tante cose, e la domanda è di molto inferiore all’offerta: per questo motivo, di tanto in tanto servono iniezioni di denaro fresco per rimpinguare le casse; tali iniezioni spesso corrispondono a guerre più o meno grandi, come infatti sta avvenendo, ma possono anche essere, come in un passato nemmeno tanto lontano, epidemie improvvise.
Arriverà però, presto o tardi, il momento nel quale questi vari settori dell’economia e in particolar modo i loro capi, si saranno arricchiti abbastanza per stare bene qualche anno, forse decennio, e in quel momento saranno le lobby farmaceutiche a reclamare, in un ottica spartitoria, la loro “parte” di profitto.
Questi sono i risultati del villaggio globale, dell’omologazione dei popoli, del governo della finanza apolide e predatrice, quando a vincere è la società dell’uomo massa ogni problema, ogni intoppo, diventa di proporzioni più grandi, di massa appunto.
Fino a quando i popoli non prenderanno coscienza di essere sottoposti a una dittatura mondiale retta da speculatori che ragionano unicamente in una logica di profitto essi saranno sempre in balia delle strategie di costoro. In attesa di ciò, non cadiamo nel tranello, chi vuole intendere intenda, perché il virus più letale, quello invisibile, penetrerebbe qualora si decidesse un giorno di abbassare la guardia contro i nemici di sempre.