BASTA CON LE BUFFONATE, IL LAVORO VA DIFESO.
di Giacomo Ciarcia
Pazzesco, in questi giorni ha suscitato una spropositata polemica lo spot pubblicitario del parmigiano reggiano accusato di incitare allo sfruttamento del lavoro poiché nel suddetto spot l’addetto al lavoro nel caseificio afferma di lavorare 365 giorni l’anno e di esserne contento.
L’avessero mai fatto, polemiche a mezzo social e persino su alcuni giornali hanno travolto il consorzio IGP del parmigiano, il quale dopo essersi “difeso” affermando che lo spot è stato frainteso, si è visto costretto a ritirarlo.
Se non siamo alla pazzia poco ci manca, nella nostra sempre più martoriata Italia queste sono le argomentazioni da suscitare dibattiti e polemiche.
È fin troppo evidente che la levata di scudi meramente assurda e banale sia stata alimentata da menti lobotomizzate dalla propaganda retorica di certa decadente sinistra che non sa più dove aggrapparsi. Una polemica degna di ambienti pseudo-sindacali come la CGIL che magari si indignano in maniera propagandistica e maliziosa per una innocente pubblicità ma si scordano di difendere realmente i lavoratori vincolati dal green pass, dalle logiche mercatiste ed antisociali del precariato, dal sistema liberista che uccide il lavoro ed affama le famiglie.
No, la polemica va rivolta contro lo sventurato spot pubblicitario.
Di fronte alla nostra concezione etica della vita e della società evidentemente il lavoro non è visto soltanto come merce di scambio ma anche come affermazione della persona, e partecipazione attiva del lavoratore al processo produttivo, ciò porta noi a non indignarci di fronte a una reclame che esalta forse anche in maniera “stacanovista” la passione del proprio lavoro ( che nella pubblicità non si afferma sia dipendente o autonomo tra l’altro), ma comprendiamo d’altra parte che nella visione economicista di certa sinistra vetero-marxista questo possa provocare fasulle ed ipocrite lamentele.
Il lavoro visto solo come merce di scambio, una visione ripetiamo economicista che accomuna guarda caso comunismo e liberalcapitalismo.
Da parte nostra vogliamo invece esaltare i lavoratori ed i produttori tutti, che nella più alta giustizia sociale vogliamo portare ai vertici della Nazione mediante l’alternativa corporativa per il raggiungimento dello Stato Nazionale del Lavoro nella democrazia organica. La spicciola ed incoerente retorica classista e le buffonate le lasciamo altrove.