FESTA DEL LAVORO CHE NON C’È
di Daniele Proietti
Sembra un ossimoro celebrare la festa del lavoro in una nazione che vive una situazione come quella in cui si trova l’Italia.
Un decennio di esecutivi tecnocratici, la costante e progressiva privatizzazione di ampi settori della nostra industria nazionale e lo smantellamento della piccola e media impresa, insieme hanno determinato un tasso di disoccupazione altissimo, ma la situazione, anche per chi lavora, non è rosea.
L’Italia, infatti, si divide tra chi cerca un lavoro e chi, purtroppo, cerca di scappare da questo paese, che regala stipendi da fame, precarietà economica e condizioni di sicurezza non sufficienti.
Le morti sul lavoro, di cui tanto in questi anni i governi si sono rammaricati a parole, sono figlie di uno stato assente, che ha abdicato alle sue funzioni e concentrato nelle mani di pochi imPRENDITORI un potere enorme.
Se a tutto questo si aggiunge l’immigrazione di massa verso il nostro paese, atta a determinare una situazione di guerra tra poveri nella quale vince chi si accontenta di più, il quadro è completo.
L’unica soluzione per uscire da questo perverso disegno è l’inserimento delle categorie lavorative all’interno del meccanismo economico; lo Stato deve riprendere il suo ruolo di garante dei cittadini, e non lasciarli nella mani di squali famelici che hanno l’unico interesse di arricchire le proprie tasche.