Le colpe delle figlie non ricadano sui padri

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di G. Ciarcia

Il partito dei conservatori Italiani ha vinto le elezioni con un largo risultato che nessuno nega.
Detto questo la nostra posizione rimane immutata non è il vento elettorale che ci fa cambiare idea, continueremo a rivendicare la nostra concezione nazional-popolare inconciliabile con la visione liberal-conservatrice di Fratelli d’Italia e ai facili plauditori della Giorgia nazionale ricordiamo che ben più volte abbiamo osservato leader salire alle stelle con il suo massimo successo per poi cadere repentinamente verso il basso.
Il consenso elettorale è molto vulnerabile, la nostra bussola ideale invece non muterà mai.
Sicuramente siamo soddisfatti per il tracollo di una sinistra liberal-progressista impresentabile, ma non ci uniamo ai festeggiamenti per la vittoria dell’altra faccia della medaglia, quella liberal-conservatrice rappresentata dalla Meloni.
Salutiamo positivamente l’esclusione parlamentare dell’ antifascista viscerale Emanuele Fiano “bruciato” nel suo collegio da Isabella Rauti riconfermata in quota FDI. Ma proprio alla signora Rauti avremmo da chiedere qualcosa circa la sua avventura politica.
Avremmo qualcosa da chiedere proprio a lei che nel 1995 seguì la coerenza di suo padre nella fondazione di questo nostro partito per “non diventare buddista” faccenda che comportò anche una frattura con l’allora suo coniuge Alemanno confluito nel frattempo in Alleanza Nazionale.
Ci spiace polemizzare con la figlia dell’indimenticabile nostro Segretario Pino Rauti, ma proprio in suo nome e in nome degli insegnamenti che ci ha tralasciato siamo costretti a fare ciò. Del resto le colpe delle figlie non devono ricadere sui padri.
Cara Isabella se davvero sei così convinta della tua militanza nel partito della Meloni, e lo si evince dai molti tuoi focosi interventi parlamentari, tutti omologati sia ben chiaro, ti chiediamo perché lo stesso passo non ritenesti farlo ventisette anni fa? Sicuramente non per convinzione politica ed ideale a quanto sembra.
Oggi Isabella Rauti non solo diventa metaforicamente “buddista” ma qualcosa di peggio.
Le ragioni evidentemente le ben comprendiamo, l’introito da parlamentare può innegabilmente far gola a tanti, ma si astenga quanto meno nel parlare politicamente sulla scia di suo padre perché non sarà più credibile.
Inutile affermare come ella ha già affermato che non saprebbe stabilire se suo padre oggi avrebbe potuto o meno sedere tra di loro; Isabella Rauti che sicuramente avrà conosciuto suo padre meglio di noi sa perfettamente che lo stesso considerava ogni deriva liberale e conservatrice del nostro mondo come una blasfemia e una bestemmia, altrimenti avrebbe seguito Fini a Fiuggi e nessuno si sarebbe minimamente sognato di negargli un seggio.
Oggi Fratelli d’Italia invece si dichiara a chiare lettere partito conservatore.
Ma non è tutto; in questi anni di permanenza in Fratelli d’Italia abbiamo mai sentito la voce di Isabella Rauti su posizioni nazionalpopolari?
Niente di prodotto in tal senso, né una “corrente” interna (ammesso che avrebbe avuto spazio) che potesse mitigare le spinte “liberal” del partito, né delle proposte sociali e socializzatrici miranti a frenare la furia conservatrice della Meloni, nessuna obiezione sull’esasperato atlantismo rivendicato anche recentemente da Fratelli d’Italia.
Pazienza, ce ne faremo una ragione.
Parole simili potremmo anche spenderle circa certi personaggi che pur essendo stati alla guida del nostro movimento si sono svenduti per un misero piatto di lenticchie, e forse neanche per quello; poiché a differenza della signora Rauti che ha saputo ottenere un seggio al Senato, niente di buono hanno prodotto in seno a FDI nemmeno in chiave di mere ambizioni personali, sicuramente niente in termini valoriali e questo maggiormente ci interessa.
Poco importa, noi continuiamo ad andare avanti fregandosene degli altri, in maniera ostinata certo, ma a testa alta e con la faccia pulita attraverso la coerenza che ci contraddistingue.

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