Un poco di storia
di Macchiavello
Lo spiegò bene Pino Rauti nel suo intervento all’ultimo congresso del Movimento Sociale Italiano, mentre declinava con un’eloquenza unica i motivi per i quali non poteva aderire alla nascente Alleanza Nazionale.
La creatura finiana si poneva semplicemente a destra dello scacchiere politico, intendendo la parola destra nel senso anglosassone del termine.
È chiaro che una così aberrante semplificazione non rendeva giustizia a decenni di battaglie missine, che con la destra, o almeno con quel concetto di destra, avevano poco o niente a che fare.
L’attenzione al sociale, la costituzione di un forte e autonomo sindacalismo nazionale, la tutela delle fasce più deboli della popolazione quali anziani e disabili, tutte istanze portate avanti dal Movimento Sociale Italiano, non erano di certo assimilabili alle politiche di governi come quelli presieduti da Cavour, Ricasoli, La Marmora, Manabrea, Farini o Minghetti, esponenti di quella destra storica post unitaria alla quale Tatarella si richiamò nel progettare Alleanza Nazionale.
I suddetti governi furono i maggiori responsabili di quelle diseguaglianze tra nord e sud che ancora oggi sono ben visibili nella nostra nazione, essendo compiuta espressione dei grandi latifondisti e industriali di Lombardia ed Emilia Romagna.
Durante l’inizio della seconda metà del diciannovesimo secolo, sotto il governo di quella destra, vi era un tasso di alfabetizzazione bassissimo, e la sanità era garantita solo a pochi benestanti.
Un’Italia antitetica a quella che solo pochi decenni dopo edificò con il suo genio Benito Mussolini, e a quella per cui si prodigarono in parlamento e nelle piazze deputati, senatori e militanti del Movimento Sociale Italiano.
Noi, in perfetta continuità politica e ideale con loro, intendiamo continuare a pensare ed agire in quella direzione, che non è né la destra né la sinistra, ma un rincorrere ostinatamente quei sogni che da sempre animano il nostro modo di essere.