Animazione, i colpi della censura progressista
di D. Proietti
Per ora è un fenomeno che riguarda solo l’America settentrionale e il nord Europa, ma c’è da giurare, visto il clima presente in Italia, che il problema riguarderà presto anche noi.
Nell’ottica di un progetto di rieducazione e indottrinamento, degno del peggior sovietismo, si sta assistendo, sotto il colpevole silenzio generale, a una vera e propria strage di libri.
Basti pensare che, per fare solo alcuni esempi, che in Canada, Asterix il Gallo , Tintin il belga e Lucky Luke il cowboy americano sono stati dati alle fiamme nelle scuole dell’Ontario ( Tintin in Congo di Hergé è diventato praticamente introvabile in America). Cinquemila libri per bambini sono stati distrutti in una “cerimonia della purificazione”. Sono stati mandati al macero numerosi libri del famosissimo scrittore per bambini Dr. Seuss perché considerati “razzisti”.
In cosa consisterebbe il presunto razzismo? Nel fotografare la realtà sociale del tempo in cui questi racconti sono stati scritti.
Un pericolo serio per coloro che vogliono propagandare l’ateismo di stato, la società fluida e la teoria gender.
Descrivere le vicende di una famiglia composta da una madre e un padre è qualcosa, secondo il perbenismo dilagante, di troppo irrispettoso per i teologi della società aperta, per gli apostoli del Nuovo Ordine Mondiale. Meglio, quindi, sponsorizzare testi conformi con la nuova visione del mondo che si vuole a tutti i costi veicolare nella testa delle persone, e, quello che è più grave, dei bambini.
In questo senso va intesa la commercializzazione di testi come “Missione Parità ” di Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue, “Mary si veste come le pare” di Keith Negley, “La gonna viola do Fede” di Irma Borges e Francesco Fagnani, e tanti altri che compaiono tra i bestseller di Amazon e vengono annoverati tra i più ricercati, i cui titoli risultano essere più eloquenti di qualsivoglia lettura, e non lasciano, volutamente, spazio ad interpretazioni di sorta.
Non solo libri cancellati ma anche trame cambiate in senso femminista, come quella del Piccolo Principe.
La nuova versione si intitola la Principessa; nel testo protagonista femminile viaggia verso pianeti in cui qualsiasi lavoro è svolto indistintamente da uomini e donne; e la rosa della versione originale si è trasformata in un garofano.
Ma ci sono molti esempi analoghi: Aladdin è diventato una sorta di cenerentola all’inverno. È lui infatti a dover lottare, stavolta, per cambiare la propria posizione sociale, mentre viceversa la Principessa Jasmine, ( vestita con i pantaloni), appare sicura di sé e padrona del proprio destino.
Pensiamo anche alla Sirenetta, diventata un vero e proprio emblema per chi vorrebbe ” trasformare” il mondo cambiando lo stato naturale delle cose. Infatti lei è una persona insoddisfatta, che farebbe di tutto per modificarsi ma quando ci riesce deve rinunciare alla propria voce; chiaro ed evidente il riferimento al transessualismo e alla propaganda di determinate lobby che spingono affinché si crei un’empatia, che in questo caso arriva ad una vera e propria immedesimazione con quel mondo, elevato paradossalmente quasi a un qualcosa di superiore.
Stesso scopo perseguito attraverso Frozen: qui Elsa, ( lesbica), passa la vita a cercare di nascondere la propria natura, finché, scoperta, fugge nella consapevolezza del fatto che dovrà vivere da esiliata; peccato per i propagandatori arcobaleno che alla fine solo l’amore della sorella, e quindi la FAMIGLIA, la consoleranno. Questo dimostra che spesso e volentieri, se si va oltre la superficialità, anche nei prodotti cinematografici più esplicitamente assertori della teorie dissolutrici della famiglia esce fuori, inesorabilmente, la verità, che è una e incontrovertibile. Questo accade nonostante vengano addirittura usati, all’interno dei film citati, motivi musicali “allo scopo”; è il caso, ad esempio, di Let It Go, canzone sul coming out utilizzata in Frozen. Anche in Barbie, film campione d’incassi nei cinema, la musica accompagna spesso e volentieri la visione di un prodotto il cui intento è palesemente quello di esaltare il femminismo in ogni sua declinazione. Il Mondo di Barbie è infatti governato dalle Donne, che riprendono il potere, quando vengono spodestate da uomini che appaiono grezzi e superficiali, grazie alla loro maggiore intelligenza.Anche questa volta, però, nonostante indiscutibilmente il messaggio che vuole far passare il film è questo, ci si scontra con la realtà nel momento in cui In un commovente dialogo fra Barbie e la sua creatrice, il fantasma di Ruth Handler, la bambola decide di diventare umana, accettando la realtà: prima o poi invecchierà e morirà. Diventa comunque umana perché vuole cessare di essere un’idea per diventare parte della creazione e creatrice a sua volta. E la regista la mostra, in versione umana, dalla ginecologa: si presenta con un cognome e un nome e aspetta un figlio. Allo stesso modo Ken risolve i suoi dilemmi esistenziali quando si accetta come essere umano, e smette di essere un oggetto subordinato in tutto e per tutto ai voleri di una Barbie assurta al ruolo di capo supremo, ( femminismo applicato). Senza volerlo dunque il film ci offre una lezione importante: ognuno trova la sua serenità quando comprende quale sia il proprio posto nel mondo.
Ultimo triste esempio di questa “conversione” in senso femminista e gender è quello di Biancaneve. La protagonista del cartone non sarà più bianca bensì mulatta; i nani, poi,non saranno tutti maschi, ma “misti” tra maschi e femmine, e non avranno una precisa identità ma saranno personaggi molto versatili, in linea con il verbo dettato dai professori del politicamente corretto, sempre intenti a salire in cattedra e declinare il proprio insegnamento.
Una lezione che evidentemente non hanno né compreso né metabolizzato attrici come Laura Morante, che a inizio anno, in occasione dell’uscita del film Masquerade- ladri d’amore, ha dichiarato quanto segue: “Mi hanno chiesto cosa penso delle famiglie arcobaleno. Quella tradizionale è stata un tale disastro, che peggio di così non potrà andare. La famiglia arcobaleno sarà meglio“.
Il disastro a cui allude l’attrice risiede nel ruolo della donna, che deve mutare profondamente. La donna infatti, secondo tale concezione, deve essere padrona del suo destino, assomigliare agli uomini e pensare a tutto tranne che a fare dei figli e a crescerli. Per quello ci saranno i laboratori, o gli immigrati. Che brutta fine.
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