Il tonfo della Destra in Sardegna

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del Prof. Nicola Cospito

Il tonfo della destra in Sardegna. Era già accaduto in Puglia nel 2020 con Raffaele Fitto, sconfitto alle elezioni regionali. Oggi tocca alla Sardegna vedere il centrodestra mordere la polvere, sconfitto di misura, ma sconfitto. In Sardegna il centrodestra e la Meloni in testa hanno mostrato di non avere imparato la lezione. Alessandra Todde, candidata del CSX vince con il 45, 3 % mentre Truzzu, il sindaco di Cagliari che perde punti pure nella sua città, candidato del CDX, si ferma al 45. Un segnale alla Meloni. Dato significativo: Fratelli d’Italia che alle elezioni politiche del 2022 aveva raggiunto nell’Isola quota 23,6 % scende di 10 punti attestandosi al 13, 6. Un arretramento pesante che avevamo già visto nelle elezioni in Trentino-Alto Adige nell’ottobre dello scorso anno, ma anche in quelle di Terni e Foggia. Allora parlammo di parabola discendente del partito della Meloni e qualcuno osservò che non si possono paragonare le elezioni amministrative con quelle politiche ma è un dato di fatto che il trend in discesa di FdI continua inesorabilmente e tutto sembra, tranne che un fatto episodico. Il CDX esce da questa consultazione elettorale a pezzi e i litigi già si stanno scatenando insieme al rimpallo delle responsabilità. Accuse che di certo non esorcizzano il malessere interno alla malandata compagine governativa. Come se si trattasse solo della scelta dei candidati… Di sicuro questo ha avuto un ruolo nel risultato, come appunto fu con Fitto in Puglia, ma è un dato di fatto che il governo, Meloni in testa, piace sempre meno agli italiani. Rebus astensione. Intanto il numero dei votanti è diminuito rispetto alle precedenti consultazioni. Questo significa chiaramente che il 48 % degli elettori che domenica non si sono recati alle urne, non solo mostrano totale sfiducia nella politica in generale ma che non apprezzano il governo Meloni/Salvini/Tajani, incapace di comprendere le istanze del Paese. Del resto, tanti e tanti sono stati gli errori dell’esecutivo, non in ultimo il finto sostegno dato agli agricoltori penalizzati dalle folli politiche di Bruxelles cui Palazzo Chigi appare sempre più prono. Mancati investimenti, regolamenti burocratici sempre più indecifrabili, tetti alla produzione, catena della distribuzione piena di anomalie, psicopatie pseudoecologiste che hanno scatenato una rivolta nel mondo agricolo di tutta Europa con i trattori impegnati ad assediare le cosiddette istituzioni comunitarie. La Meloni punita per le sue scelte e sarebbe sbagliato continuare a credere che le scelte politiche nazionali non influenzino il voto locale. Oltre a pagare la mediocrità dei suoi ministri, che appaiono impreparati e sprovveduti in più di una questione, il governo Meloni si contraddistingue per lo spreco di denaro pubblico in politica estera – è di queste ore l’annuncio della spesa di due miliardi di euro per l’acquisto dei desueti carri armati Leopard dalla Germania, da destinare con tutta probabilità al fantoccio Zelensky, cosa che non piace agli italiani che vedono tali risorse sottratte alla Sanità, alla Scuola, al rilancio dell’industria, all’Agricoltura, alla Giustizia. Quanto ci costa l’Ucraina È un dato di fatto che il folle sostegno fornito dal governo di Kiev, non solo ha pesato e continua a pesare sul bilancio dello Stato italiano, ma ha compromesso, con le sanzioni alla Russia volute dagli Stati Uniti, importanti scambi commerciali soprattutto in tema di energia. Di qui l’aumento esponenziale delle tariffe di gas e luce che hanno ulteriormente impoverito le famiglie italiane già ridotte allo stremo. Così pure l’acquiescenza all’aumento dei tassi di interesse voluti da Christine Lagarde e dalla BCE non è passato inosservato. Né di più gli italiani hanno apprezzato l’autonomia regionale voluta dalla Lega e supportata da FdI, varata in questi ultimi giorni e che toglie risorse soprattutto alle regioni meridionali da sempre abbandonate al loro destino. Non per niente i sindaci di tante città italiane sono scesi in piazza a protestare contro le insensate scelte governative. La Meloni e il suo governo pagano, dunque, una serie di errori gravi che finiranno col compromettere la tenuta della maggioranza. La crisi potrebbe essere dietro l’angolo e già si parla di quanto accadrà dopo le elezioni europee di giugno. Giorni difficili aspettano dunque Palazzo Chigi e lo si vede già da ora.

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