Il dramma delle giovani generazioni
di V. Guardino
I giovani dovrebbero essere le forze fresche di una nazione, ossia il futuro, come spesso si dice. Ma il periodo storico che stiamo vivendo ci obbliga a svolgere delle riflessioni.
Coloro che, come il sottoscritto, sono nati dopo la caduta dell’URSS, stanno vivendo a pieno nell’epoca della globalizzazione, ossia in un’epoca caratterizzata dalla mercificazione integrale della società. Conseguentemente, le generazioni odierne risultano prive di identità, cosmopolite e libertarie fino al midollo. Queste generazioni, nate dagli anni ’90 in poi, sono le più fragili che la storia recente ricordi; innanzitutto, sono schiave di qualsiasi vizio e piacere a breve termine: non possiedono altro valore che l’avere e l’apparire. In secondo luogo, le nuove generazioni sono fragili perché sono incapaci di operare una critica seria allo status quo delle cose. I giovani credono che il mondo in cui viviamo sia buono a prescindere, non hanno nulla da dire di fronte ad una prospettiva di vita che li condanna ad un perenne precariato affettivo e lavorativo, costretti a scappare dalla propria terra per trovare un impiego flessibile. Al contrario, quelle poche volte in cui si sente la loro voce avviene solo per condannare possibili “sovranismi” che, seppur in maniera flebile, potrebbero almeno frenare un po’ i danni della globalizzazione mercatistica. Si può affermare, dunque, che giovani sono contrari alla famiglia proprio quando, nel maggiore dei casi, non potranno averne una, sono nemici giurati della nazione pur vivendo in una società che li costringe a non aver mai un radicamento. Ciò non è altro che il capolavoro del potere, il quale è riuscito a far passare le sciagure che impone per incredibili fattori di libertà.
Il dramma dei giovani risiede anche nel fallimento di istituzioni come la famiglia, lo Stato, le organizzazioni ecclesiastiche. Qualsiasi autorità si è ormai dissolta di fronte al cosmopolitismo libertario imposto dal sistema. I genitori non sono più in grado porre un freno alla vita sregolata dei figli, lo Stato ha perduto da tempo la sua funzione di educare i giovani in modo disciplinato; al contrario, ormai è l’Erasmus la nuova leva militare mediante la quale i ragazzi si abituano alla negazione di radici e identità. La religione, dal canto suo, dopo esser stata per decenni combattuta, risulta ormai totalmente ignorata e denigrata. Al posto della famiglia, dello Stato e della Chiesa, ad “educare” le nuove leve adesso ci sono gli “influencer”, i calciatori, i personaggi dello spettacolo i quali hanno persuaso tutti che l’unica via percorribile è quella di uno stile di vita americano, basato su lussi, vita comoda, viaggi all’estero, consumismo spinto e mentalità mondana, pena l’essere esclusi da qualsiasi consesso sociale.
Sic stantibus rebus, la Rivoluzione che la nostra Fiamma incarna deve essere soprattutto una rivoluzione riguardante il carattere ed il costume, affinché gli italiani, in particolare le giovani generazioni, possano tornare ad una visione spirituale della vita in continuità con le radici romane e cristiane che hanno reso l’Italia grande nel mondo.
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