Il ritorno alla terra
di Vincenzo Guardino
L’agricoltura è uno dei settori più importanti dell’economia italiana, forse il più importante in assoluto. L’Italia, con la sua conformazione fisica, offre un ampio ventaglio di prodotti agricoli i quali, per lungo tempo, ci hanno reso i primi al mondo per quanto riguarda il settore primario. Già a partire dall’antica Roma, la penisola italiana eccelleva dal punto di vista agricolo ed i Romani erano, tra le tante, i migliori agricoltori al mondo.
Da cinquant’anni a questa parte, tuttavia, abbiamo assistito al totale svilimento delle politiche agricole. I vari governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla per favorire l’agricoltura italiana; in relazione a ciò, moltissimi giovani hanno lasciato la nostra patria per trovare lavoro all’estero. C’è da dire anche che la società dei consumi ha denigrato la figura dell’agricoltore, un tempo figura rispettabile in quanto sapiente conoscitore della terra, relegandolo quasi ad un lavoratore di serie b. In questi decenni, le nuove generazioni hanno spesso avversato il lavoro manuale pensando che, una volta ottenuta una laurea, il loro destino sarebbe stato migliore. Ma ciò, evidentemente, non si è verificato. A mio avviso, non è più oltre tollerabile che le nostre università diventino il centro di parcheggio di giovani fannulloni. Così come non è tollerabile che università telematiche sfornino “laureati” totalmente incompetenti. Inoltre, è un insulto per l’Italia il fatto che a lavorare nelle nostre terre ci siano quasi esclusivamente immigrati (tra l’altro iper-sfruttati).
Urge un rilancio completo dell’agricoltura. Basta importare prodotti stranieri, occorre valorizzare al massimo le potenzialità del suolo italiano. In primo luogo serve un rimpatrio di massa degli immigrati in modo tale da mettere fine alla piaga del caporalato. In secondo luogo, bisogna necessariamente uscire dalla UE, stampare denaro e rompere i trattati vincolanti. Fatto tutto ciò, si può a quel punto avviare una nuova stagione di bonifiche; espropriare le terre incolte per darle ai disoccupati e soprattutto ai giovani. Una casa e un pezzo di terra per ogni giovane coppia che si sposa: questa è l’unica soluzione per rilanciare l’agricoltura e al tempo stesso per invertire la rotta dal punto di vista demografico.
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