Se i Carabinieri avessero potuto difendersi

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di Pasquale Angelillo

La drammatica vicenda dell’aggressione ai Carabinieri di Locorotondo (Bari) pone serie questioni sullo stato di degrado in cui è sprofondata la dignità della nostra Nazione. La pattuglia, composta da tre militari è stata ingiuriata e malmenata da una persona già nota alle Forze dell’Ordine. Tralasciando le problematiche di portata generale, ci limitiamo ad affrontare la questione specifica di come meglio tutelare il lavoro degli operatori della sicurezza pubblica. L’episodio, in cui il bullo del paese dava botte in testa e prendeva a calci uno dei carabinieri è stato immortalato da un telefonino ed ha fatto il giro del web, suscitando reazioni diverse financo una malsana ilarità. Fiamma Tricolore, stigmatizza tale infausto episodio, che provoca nelle gente onesta profondo dolore e rabbia. Un uomo in divisa, un rappresentante dell’autorità dello Stato,  ma anche plausibilmente un marito, un padre, viene preso a sberle e calci da un comune delinquente, nella più totale indifferenza di altre persone presenti. Non ci uniremo però al coro becero dei farisei che, innanzi a quanto accaduto, oggi si affrettano ad esprimere una solidarietà di circostanza agli uomini dell’Arma, nonché ad invocare una esemplare punizione del colpevole come ieri dichiarato dai ministri dell’Interno e della Difesa, Piantedosi e Crosetto. Riteniamo che si debba intervenire più a fondo e più concretamente, per porre un argine ai sempre più numerosi episodi di violenta insubordinazione ed aggressione nei confronti degli uomini e delle donne in divisa, i quali non rappresentano solo e semplicemente il presidio dell’autorità costituita. I militari devono essere considerati soprattutto lavoratori e lavoratrici che hanno il diritto, come tutti, una volta terminato il proprio turno di lavoro, di tornare vivi e sani nelle proprie case e di potersi dedicare ai propri affetti. A questi uomini e donne in divisa occorre concedere, attraverso apposita Legge, una più effettiva facoltà per potersi difendere, se non con l’arma in dotazione (da usare sempre con cautela ed in casi estremi) quantomeno con il Taser o altri strumenti di deterrenza (spray urticanti, immobilizzanti) esattamente come largamente consentito dai loro governi  alle altre forze di polizia europee.

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