Riflessioni sull’antisistema
di V. Guardino
Abbiamo visto in questi giorni i disordini causati dai cosiddetti collettivi di estrema sinistra. Tali gruppi esistono sulla base dell’eredità dei movimenti studenteschi del ’68 e sono ancora radicati. Posseggono la contro-cultura dello scontro e della mobilitazione, della lotta, spesso con metodi violenti, contro qualsiasi forma di autorità (che essi identificano automaticamente come “fascismo”) o contro chi, più in generale, non la pensa come loro.
Da decenni, i “centri sociali” operano azioni criminali di violenza, droga e immoralità di ogni specie. Occupano abusivamente gli edifici, creano disordini nelle piazze, commettono reati e pestaggi, deturpano le mura degli atenei, indottrinano, tramite ideologie corrotte e sovversive, i ragazzi che iniziano a frequentare l’università. E rimangono sempre impuniti. Perché accade tutto ciò? Semplice, perché il sistema non vuole che si formino giovani con dei valori e con ideali puri. Il sistema è al corrente che dalle università usciranno i cervelli di domani; pertanto, deve forzatamente imporre loro il pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto anche attraverso il finanziamento dei gruppi anarchici violenti. Gli studenti, dunque, da un lato ricevono il lavaggio del cervello dai professori “liberal”, dall’altro riscontrano che, se sviluppassero idee legate a valori tradizionali, i “centri sociali”, veri e propri brigatisti del sistema, sarebbero pronti ad intervenire con violenza in nome dell’antifascismo militante, proprio come una mafia.
Chiediamo allora alle forze dell’ordine di intervenire per mettere la parola fine, una volta per sempre, su tutte le realtà criminogene che avvelenano l’ordine civile delle principali città italiane.
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