A proposito di La Russa fascista
di Giacomo Ciarcia
Ignazio La Russa, novello presidente del Senato, già ministro della difesa, già vicepresidente della Camera, già onorevole, già “colonnello finiano”, già colonna portante di Alleanza Nazionale e tutto quel che è stato; poco ci riguarda.
Quelli come noi, che lo hanno contrastato già dal tempo in cui esso militava in seno al Movimento Sociale Italiano tuttavia senza essere missino nel senso originario e rivoluzionario del termine.
C’è chi oggi lo denigra da sinistra come vecchio “picchiatore fascista”, chi da destra lo esalta come fedele uomo delle istituzioni.
Per noi rimasti missini nel cuore e nell’azione politica rimane semplicemente un corpo estraneo che ha trovato alloggio indebitamente nella nostra casa, e non è stato il solo ahinoi.
Ogni volta che il neo Presidente La Russa viene etichettato come qualche cosa a noi appartenente o a noi vicino, da voci di popolo o dalla stampa di sistema inevitabilmente ed allo stesso tempo riecheggiano in noi le voci dei nostri compianti Giorgio Pisano’ e Pino Rauti, che ci spiegavano quanto poco vicino alla nostra idea fosse sempre stato l’attuale cofondatore di Fratelli d’Italia al pari dei vari Gasparri, Fini e via discorrendo; ossia l’ultima classe dirigente missina erroneamente accreditatasi e poi rilevatasi immediatamente liquidatrice dello stesso Movimento Sociale Italiano.
Un corpo estraneo ripetiamo, come corpo estraneo in seno al MSI fu il mentore di quella classe dirigente giovanile di cui l’allora La Russa faceva parte, quel mentore identificabile in Giuseppe Tatarella, espressione di una destra conservatrice, borghese, liberale ed antifascista cui da contraltare faceva la vera natura missina e nazionalpopolare incarnata da Pino Rauti, il netto oppositore nel 1995 della liquidazione del Movimento Sociale Italiano orchestrata dalla destra filocapitalista e reazionaria dei vari Tatarella, Fini, Gasparri, La Russa.
Giorgio Pisano’ cofondatore del MSI nel 1947 il primo a capire già nel 1987 l’inganno che si celava dietro la nuova classe dirigente missina fu costretto a uscire dal partito nel 1991 con il ritorno di Fini e La Russa alla segreteria dopo la breve ma gloriosa parentesi rautiana, per poi prendere parte con lo stesso Rauti alla rifondazione del Movimento Sociale dopo la diaspora di Fiuggi.
Questa cronistoria è essenziale per puntualizzare, La Russa non è fascista e ne prendiamo atto.
Non è fascista, non lo è mai stato, se ne rallegrino le anime belle dell’antifascismo militante. L’abbraccio caloroso con Liliana Segre, il mazzo di rose bianche donato e l’elogio al già Presidente Pertini estimatore di Tito dovrebbe dimostrarlo.
Se per ironia della sorte noi del Movimento Sociale Italiano oggi Movimento Sociale Fiamma Tricolore andassimo al potere, ovviamente per via democratica senza velleità restauratrici di realtà di ieri o di ieri l’altro, vi accorgereste subito della nostra portata rivoluzionaria ed innovatrice che mirerebbe subito tramite riforma istituzionale alla abolizione del Senato ossia di quella realtà di cui oggi l’onorevole La Russa ricopre la massima carica, per l’instaurazione di una Camera delle rappresentanze delle forze del lavoro e della produzione, solo allora capireste e smettereste di abbaiare alla luna.