DDL ZAN: CHI LO VUOLE E PERCHÉ
di Daniele Proietti
Nei miei trenta anni di vita poche volte, forse mai, mi è capitato di vedere una mobilitazione così organica di diversi settori della società avente lo scopo dell’approvazione di un disegno di legge come quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni per il ddl Zan.
Giornali, trasmissioni televisive, mondo accademico, cultura: tutti, chiamati alla “lotta per i diritti” dal generale progresso, stanno offrendo il loro contributo.
Ma a cosa serve davvero il ddl Zan e perché il fatto che le norme in esso contenute possano entrare il più presto possibile in vigore è così importante per certi soggetti?
L’utilità di questo provvedimento, ed è ciò che ai nostri occhi lo rende tanto deleterio, risiede nel favorire un processo di destrutturazione della nostra società per lasciare lo spazio ad una realtà nuova, ibrida, indefinita, che non offra più alcun punto di riferimento.
Il sistema vuole, insomma, porre in essere una sorta di precarietà sociale e valoriale, che, aggiunta a quella lavorativa, ha il fine di rendere l’individuo uno sradicato, che, col tempo, dimentichi da dove viene e, conseguentemente, non sappia dove va.
Una prospettiva, questa, davvero pericolosa, voluta da chi ha l’obiettivo di costruire un mondo fluido, e, proprio per questo, più facile da governare.
Davanti a tutto questo, poiché animati da una visione del mondo sociale ed identitaria, non possiamo che mettere tutte le nostre forze, umane e intellettuali, nel contrasto ad una visione del mondo che è quanto di più distante esista rispetto al nostro modo di essere e a quello stile di vita che ci rende, in un mondo retto dalla tirannide egualitaria, orgogliosamente diversi da tutti.