La Sovranità monetaria

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di V. Guardino

Il problema più grave che affligge la nazione, forse ancor più grave della crisi demografica o dell’immigrazione selvaggia, è il problema relativo all’assenza di sovranità. Senza sovranità, infatti, non è possibile per un governo prendere decisioni di rilevo, poiché le leve del potere si trovano altrove e il campo d’azione della politica risulta nullo. In Italia, da un po’ di tempo a questa parte, è possibile soltanto decidere la faccia di chi governa, ma non la linea politica che è puntualmente dettata dai poteri forti internazionali.
Ciò che ha espropriato l’Italia della sua sovranità è riconducibile alla sottomissione nei confronti della UE e al potere delle banche. Da Maastricht fino all’entrata nell’Euro, lo Stato italiano è finito al guinzaglio di banche private transnazionali che esercitano un controllo capillare sull’emissione della moneta, acquisendo, di fatto, un monopolio totale sul denaro in circolazione emesso a debito. Questo meccanismo consiste nel cosiddetto “signoraggio bancario”. In pratica, la BCE presta denaro all’Italia con l’aggiunta di tassi di interesse legati al costo di stampa; per ogni banconota stampata, la BCE ci obbliga a restituirle il valore nominale di quella banconota più un tasso di interesse sempre più elevato. A causa di questo processo usuraio, negli ultimi decenni il debito pubblico è letteralmente esploso e i banchieri hanno guadagnato cifre astronomiche sulla pelle del popolo italiano il quale, per pagare i debiti, ha assistito al taglio sistematico delle pensioni, allo smantellamento diritti sociali, alla privatizzazione della sanità e della scuola, alla svendita dei beni dello Stato e all’aumento continuo di tasse. Non basta. Nonostante tagli e privatizzazioni selvagge, il debito pubblico non potrà mai essere pagato in quanto esso si genera automaticamente; lo Stato, a quel punto, è costretto ad emettere obbligazioni (titoli di Stato) per finanziare il proprio debito, ma in poco tempo queste obbligazioni, al posto di risolvere la questione, finiscono per creare ancora altro debito. Questo meccanismo è destinato a prosciugare la nostra nazione!
La soluzione per liberare l’Italia da questa morsa consiste in un’uscita dalla subordinazione economica e in un ritorno dello Stato alla moneta nazionale tramite una banca pubblica: solo così è possibile rilanciare il lavoro e la sfera sociale, finanziare i servizi e restituire linfa vitale alle piccole imprese. Ma quali politici devono realizzare tutto ciò? Non certo coloro che hanno svenduto l’Italia. Non si può avere la minima fiducia in coloro che, dopo aver ottenuto i consensi sulla critica all’Euro, hanno silenziato tutti i discorsi sulla sovranità, piegando supinamente la testa ai poteri forti al fine di conservare le poltrone. A nostro avviso, l’attuale classe politica sa benissimo che l’UE è irriformabile e che l’unica soluzione per salvare l’Italia è quella di uscire prima possibile da questa gabbia. Basti pensare alla polemica di qualche anno fa sui mini-bot. Il governo aveva provato a realizzare questa formula di compromesso per finanziare le imprese in difficoltà, rimanendo comunque nell’Euro; a quel punto, Mario Draghi minacciò l’Italia di conseguenze economiche se quei mini-bot fossero stati messi in circolazione. Risulta evidente, dunque, che anche quelli che vengono (a sproposito) definiti “sovranisti”, i quali ancora adesso parlano di cambiare le regole economiche a Bruxelles, sono in realtà in cattiva fede ed ingannano il popolo; più precisamente, essi svolgono la funzione, orchestrata sempre dai soliti potenti, di togliere consensi a movimenti come Fiamma Tricolore.
Alla luce di tutto questo, essendo schiavi di un regime usuraio, non è più il tempo delle mezze misure, dei compromessi, delle vane speranze. L’Italia deve spezzare le sue catene ed uscire finalmente dall’Euro e dalla UE; per realizzare ciò, necessita di uomini nuovi, coraggiosi, svincolati dal sistema che ci ha condotti nel baratro. Uomini pronti a tutto per risollevare la nostra patria e per ridare dignità al nostro popolo.

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